Studi Jaspersiani, Volume III (2015), Storia e età assiale

Studi jaspersiani, Volume III (2015), History and Axial Age
Il terzo volume della Rivista è dedicato al tema della storia, nel quadro dell’articolato itinerario di sviluppo del pensiero di Karl Jaspers, e dà ampio spazio in particolare alla questione dell’età assiale (Achsenzeit), tornata al centro dell’attenzione, e non solo nell’ambito degli studi jaspersiani. Com’e noto, il concetto di “età assiale” e stato introdotto nella discussione storico-filosofica da Karl Jaspers, dopo la seconda guerra mondiale, dapprima nella sua relazione alle giornate ginevrine del 1946, Dello spirito europeo, e poi più diffusamente nel volume del 1949, Origine e senso della storia. Considerato a lungo un contributo secondario di Jaspers alla storia del pensiero, nella sua recente rivalutazione, tale concetto ha rivelato invece una validità euristica ancora oggi attuale. Ne discutono in questo volume studiose e studiosi italiani e stranieri, dal punto di vista filosofico, storico, sociologico e antropologico, riprendendo il dibattito che negli ultimi anni è stata affrontato specialmente nel mondo anglosassone, e la cui discussione ha trovato un momento centrale nel convegno organizzato nel 2008 da Robert N. Bellah e Hans Joas, al Max Weber Center dell’Universita di Erfurt, sul tema “L’età assiale e le sue conseguenze per la storia successiva e per il presente” (The Axial Age and Its Consequences for Subsequent History and the Present), a cui parteciparono importanti studiosi interessati alla storia comparata e alla sociologia. A partire da questo incontro, l’attenzione per il concetto di “eta assiale” e andata crescendo. In questo volume si è scelto perciò di presentare al pubblico italiano due dei saggi apparsi nel volume che raccoglie gli Atti del convegno di Erfurt, pubblicato nel 2012: quello di Jan Assmann, La memoria culturale e il mito dell’eta assiale e quello di Robert N. Bellah, L’eredita dell’eta assiale. Una risorsa o un peso? Come mostra il saggio di Jan Assmann, tale tema, pur nei suoi aspetti più controversi e talora criticabili, coglie l’essenza di una questione senz’altro centrale in ogni momento di crisi, e cioè il tentativo di comprendere se esista una immagine paradigmatica dell’uomo, se nella storia ci sia stata una svolta che ha determinato l’uomo, per riprendere le parole jaspersiane, “cosi come oggi lo conosciamo”. Anche nelle interpretazioni critiche, come quella di Assmann, all’idea di una età assiale che, secondo l’ipotesi jaspersiana, avrebbe riguardato tutte le civiltà del mondo nel periodo tra l’800 e il 200 a.C., viene riconosciuto comunque il ruolo di supporto nella periodizzazione degli sviluppi delle civiltà. Tutto ciò a condizione di non farne un concetto universale e cadere in quella che Assmann definisce come la fascinazione della simultaneità, e di guardarsi dai rischi di questo concetto che, come ricorda Bellah, rappresenta un’eredita culturale dalle potenzialità esplosive nel bene, ma anche nel male.

NOTA: Qui di seguito sono disponibili gli Abstract di tutti gli articoli. Premesse, abbreviazioni, note e recensioni possono essere lette gratuitamente. Gli articoli possono essere acquistati singolarmente in formato digitale pdf.
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All’interno del dibattito che si e sviluppato negli ultimi anni intorno all’idea di Achsenzeit, il saggio si interroga sul concetto di origine in Karl Jaspers, distinguendo tra la concezione empirica, che si ritrova nell’ideale di una età assiale, storicamente avvenuta, ela concezione filosofica di origine. Rispetto a una visione scientifico-empirica dell’inizio, Origine e senso della storia restituisce una visione dell’origine molto piu articolata diquanto riconosciuto dalla recente critica, che si avvicina al modello filosofico benjaminianoe che sara poi ripreso da Hannah Arendt. Scopo del saggio e mostrare la natura aperta dell’origine nella filosofia della storia jaspersiana che ridefinisce ogni volta, interagendocon il presente, il fine della storia. La diversa concezione dell’origine, secondo l’autore del saggio, getta una diversa luce sulla visione jaspersiana di fine della storia, determinando una sua rottura con il modello classico, lineare e astratto, di filosofia della storia.

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L’Autore in questo saggio contesta l’interpretazione dell’era assiale come una svolta globale nella storia universale, che avrebbe avuto luogo intorno alla meta del primo millennio a.C., ma considera il concetto dell’assialita (insieme a quelli di pre- e post-assialita) come uno strumento analitico valido e persino indispensabile nello studio comparatistico delle culture. L’Autore contesta anche l’eccessivo fascino per il tempo e la simultaneita propri della teoria dell’era assiale, caratterizzandola come mito piuttosto che come teoria. Le “svolte” o “scoperte” cui si riferisce la teoria dell’eta assiale, nelle diverse civilizzazioni, sarebbero infatti avvenute in momenti diversi e per gradi differenti, in condizioni diverse e con diverse conseguenze. La rinuncia al concetto di un’era assiale nel senso di un periodo di tempo concreto nella storia universale, non deve pero significare rinunciare anche all’aggettivo “assiale”. Assiale ha connotazioni fortemente temporali, esso rimanda infatti all’asse intorno a cui si crede che ruoti la storia, dividendosi fra un prima e un dopo. Cio a cui bisogna rinunciare e invece l’universalita di quest’asse e di questa storia.

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Il saggio si chiede se l’erdita dell’eta assiale possa rappresentare effettivamente una risorsa e uno stimolo nell’attuale contesto di crisi dell’uomo, da intendersi in termini di sentimento di sfiducia verso il progresso e pessimismo culturale. Analizzando in parallelo alcuni motivi comuni delle civilta dell’eta assiale, la ricerca tematizza in modo centrale la nozione di “rinunciatario” (renouncer): “rinunciatarie” possono essere considerate tutte quelle figure che mettono in vario modo in questione la tradizione, criticano a vari livelli le istituzioni e i costumi, prendono le distanze dal loro contesto socio-culturale. Tale distanza si esprime ad esempio nel buddismo, nei profeti di Israele, nella theoria dei filosofi greci. Proprio nei significati del concetto di theoria che informano tutti i nostri saperi – si riscontra un’ambiguita che e alla base di molte contraddizioni della nostra cultura.

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Qual e il senso della storia? A partire dalla definizione dell’uomo emersa a seguito della svolta compiutasi con l’eta assiale, il saggio mostra il senso etico-politico all’origine della concezione storica di Jaspers. Attraverso la storia all’uomo viene data la possibilita di attuarsi come esistenza e liberta, ma questo presuppone come sua prima condizione la liberta politica, la trasformazione della forza e del potere in dominio della legalita, del diritto, e la creazione dello spazio per la comunicazione e il dialogo tra gli uomini. Come si dimostra pero dall’analisi delle vicende storiche del Novecento, affinche la liberta cosi come intesa da Jaspers si realizzi, e necessario affiancarle la giustizia, occorre cioe che la giustizia fondata nella legge naturale si faccia anch’essa legge delle reali societa storiche.    

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Il saggio si sofferma sul concetto di Achsenzeit jaspersiano, a partire da una riflessione sull’origine del termine e sulla relazione tra le riflessioni di Jaspers sulla storia e quelle di Jacob Burckhardt e Ernst von Lasaulx. L’articolo riprende poi il piu recente dibattito, a partire dalle considerazioni di Jan Assmann, circa l’inconsistenza del concetto di periodo assiale, cercando di rispondere alle critiche che, proprio a partire da Assmann, considerano la concezione di eta assiale del tutto ingiustificabile sul piano empirico. Come il saggio dimostra, soffermandosi su alcune considerazioni chiave all’interno di Origine e senso della storia, il tentativo jaspersiano non consiste nell’elaborazione di un concetto empirico, ma di una considerazione di filosofia della storia. Secondo l’autore, non si tratta percio per Jaspers di conoscere scientificamente la totalita della storia, perche essa e piuttosto il mezzo della autocomprensione dell’uomo, e il fondamento a partire dal quale si vive, essa serve all’uomo per scoprire se stesso e per diventare consapevole di se.

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Il lavoro intende riflettere sulla critica alla concezione della tecnica dei fratelli Ernst e Friedrich Georg Junger, contenuta in una nota a pie di pagina di Vom Ursprung und Ziel der Geschichte. Jaspers ritiene che i lavori degli Junger, pur in modalita differenti, difettino entrambi nel modo di affrontare l’interpretazione della tecnica, poiche si basano entrambi, piu che su concetti razionalmente ponderati, su immagini e visioni che, pur lasciando credere di trovarsi di fronte ad una conoscenza razionale, sono piuttosto proprie ad un pensiero mitico. La concezione della modernita, propria soprattutto ad Ernst Junger, sarebbe priva di una vera tensione conoscitiva e di un autentico fondamento razionale. Ma la distanza interpretativa insiste soprattutto su di una sostanziale differenza nella concezione della storia. In Jaspers l’interpretazione della storia non si puo scindere da un impegno morale che ciascun uomo deve assumersi nel disporre del proprio se in vista del futuro. La concezione post-istorica di Junger delinea invece una visione che cerca di fondere insieme la vita organica ed artificiale, una visione della vita della terra vista dalla luna, attraverso cui non e piu possibile distinguere tra castelli chiese supermercati ed eruzioni vulcaniche.

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L’analisi della tecnica contenuta in Origine e senso della storia rappresenta un importante contributo al dibattito sull’essenza e le conseguenze di quello sviluppo tecnologico che, cominciato nell’Ottocento, e cresciuto a dismisura nella prima meta del Novecento. Jaspers si concentra in particolare sulla stretta connessione tra scienza e tecnica in eta moderna, sulle conseguenze che lo sviluppo tecnologico ha avuto non solo sul modo di lavorare e di organizzare il lavoro, ma piu in generale sul mondo spirituale contemporaneo, nonche sulla diffusione della societa di massa. La tecnica ha tuttavia per Jaspers anche un carattere demoniaco, poiche e stata creata dall’uomo per perseguire alcuni scopi utili, salvo diventare inaspettatamente un potere alieno al suo creatore. La tecnologia moderna minaccia di sopraffare e soffocare l’uomo che l’ha creata, tanto che l’uomo viene ridotto a un mero “strumento”, mentre la tecnica diventa signora dell’uomo. In una sorta di dialettica dell’illuminismo, la tecnica minaccia di annichilire la libera spiritualita dell’uomo, poiche attribuisce un “primato assoluto” a cio che puo essere meccanicamente ripetuto, calcolato e previsto. Infine, gli interessi economici e le potenze dispotiche usano la tecnologia senza tenere in alcuna considerazione i valori religiosi ed etici e la dignita umana.

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Origine e senso della storia e diviso in tre capitoli, in conformita alla triade kantiana: “Che cosa posso conoscere? Che cosa devo fare/Che cosa posso sperare? Che cosa e l’uomo?”. Il pensiero storico-filosofico di Jaspers si connette cosi con l’illuminismo europeo e inoltre riflette sul presente in riferimento critico proprio all’illuminismo sulla base dell’esperienza del nazifascismo.  

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Il contributo, nel riferimento privilegiato ad Origine e senso della storia ma anche nel rinvio ad altri testi jaspersiani, si concentra sui temi del rapporto tra coscienza storica e coscienza della crisi per pervenire alla questione centrale della relazione tra storia e presente, tra visione della storia e liberta e responsabilita dell’esistenza. Viene cosi sottolineato l’intento jaspersiano di recuperare il significato dell’unita e dell’universalita della storia umana (diversa dalla storia naturale) in uno stretto nesso con la ricerca di senso propria dell’esistenza stessa e della sua peculiare singolarita. Centrale, nella prospettiva jaspersiana, appare la dialettica tra liberta e necessita, tra l’apertura dell’esistenza individuale (ma anche collettiva) agli orizzonti del possibile e il naufragio sempre incombente sulle sue scelte, la dialettica tra dimensioni storiche e tensione sovrastorica, tra tempo ed eternita.

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Il concetto piu importante elaborato da Karl Jaspers nel suo libro Origine e senso della storia e certamente quello di “periodo assiale”. A questo concetto Jaspers attribuisce due funzioni entrambe rilevanti ai fini di una comprensione razionale della storia: 1) essere un fatto empirico, un processo storico scientificamente ricostruibile; 2) rappresentare un asse a partire dal quale si possa concepire un ordine di senso del divenire storico. Il saggio ricostruisce genesi e funzione di questo concetto di “periodo assiale” all’interno dell’opera di Jaspers confrontandolo con altre teorie della storia elaborate lungo il novecento come ad esempio l’idea dell’origine della storia di Walter Benjamin. In particolare si sofferma sulla fortuna del concetto soprattutto nel pensiero di Eric Voegelin, Jan Assmann e David Graeber per concludere con una valutazione dell’interpretazione data da Jaspers dell’eta della tecnica.

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Il saggio indaga la concezione della storia di Jaspers nel contesto della sua opera, in special modo in riferimento al concetto di eta assiale. Benche Jaspers si fosse dedicato a questioni politico-sociali gia prima della seconda guerra mondiale, e a seguito dell’impressione causata in lui dal nazionalsocialismo che tali questioni arrivano a occupare il centro del suo pensiero. Il saggio mostra in primo luogo come la sua filosofia della storia sia radicata in una diagnosi del suo tempo, cioe dell’epoca tecnico-scientifica. In secondo luogo si concentra sul ruolo strutturale dell’eta assiale nella concezione della storia di Jaspers. Mettendo in luce gli aspetti che Jaspers condivide con il resto della tradizione filosofica, il saggio si sofferma anche sull’originalita della sua impostazione.

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Alla fine degli anni Cinquanta, nel pieno della discussione sulla colpa della Germania e del popolo tedesco per il coinvolgimento nella tragedia del Nazionalsocialismo, Jaspers sente l’esigenza di riflettere sull’origine e senso della storia per accrescere la coscienza del presente e provare a immaginare un nuovo futuro. Un ruolo centrale in questa riflessione e svolto dalla descrizione dell’epoca contemporanea come epoca della tecnica. Al contrario di Junger e altri teorici della tecnica Jaspers cerca la strada per limitare tale dominio. Egli ritiene che la tecnica sia un mezzo che puo essere utilizzato bene o male. Il presupposto di qualsiasi tentativo di organizzare societa e politica su nuove basi e il ritrovamento della fiducia nell’uomo e nelle possibilita del mondo. Nonostante i numerosi punti di contatto la posizione di Jaspers si differenzia da quella di Heidegger per la fiducia nelle capacita dell’uomo in contrasto al dominio delle strutture dell’essere.

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Nell’articolo l’Autore avanza la tesi secondo la quale l’approccio di Jaspers alla storia puo essere interpretato (1) dal punto di vista della storia a lui coeva; (2) dal punto di vista della sua filosofia esistenziale e (3) dal punto di vista dei suoi ideali morali e politici. A partire da questa contestualizzazione l’Autore analizza e discute alcune concettualizzazioni centrali del pensiero jaspersiano, tra cui quelle di storicita e di periodo assiale nella storia universale.

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Jeffrey Olick ha indicato Die Schuldfrage di Jaspers come il manifesto per un nuovo tipo di cultura politica che concepisce la responsabilita collettiva per il passato come parte integrante dell’identita nazionale. Le percezioni profondamente contrastanti presenti nel testo sono il frutto dell’intricato tentativo di Jaspers di rivolgersi ai suoi lettori tedeschi con la prima persona plurale. Mentre molti tedeschi videro Jaspers come portavoce degli Alleati e recepirono la prospettiva del “noi” come non autentica, altri, come Heinrich Blucher, lo hanno accusato di solidarizzare con gli ex-nazisti. In questo articolo si sostiene che il patriottismo contraddittorio di Jaspers abbia radici nel suo esistenzialismo cosi come nel suo pensiero politico che ha unito elementi conservatori e progressisti in modo innovativo.

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A partire dalle sfide del presente, questo saggio evidenzia le tensioni interne alla considerazione filosofica della storia, che Jaspers fonda nella centralita dell’attimo, cioe nell’esperienza dell’eterno nel tempo. Insieme alle caratteristiche prometeiche dell’eta moderna, sospesa tra il rischio della fine dell’umanità e la possibile transizione – attraverso la fede filosofica – verso una nuova, più umana eta assiale, emerge nel saggio la consapevolezza della natura imperfetta e non perfettibile dell’uomo, e il limite interno alla storia del mondo: la sua incompletezza costitutiva e strutturale.

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Maria Luisa Basso, Karl Jaspers o della filosofia come amore. Con brani scelti, tradotti e commentati (Elena Alessiato)

Karl Jaspers – Hannah Arendt, Verità e umanità. Discorsi per il conferimento del Premio per la pace dei Librai tedeschi 1958(Chiara Pasqualin)

Karl Jaspers, La cura della mente. Filosofia della psicopatologia(Marco Deodati)

Karl Jaspers, La fede filosofica a confronto con la rivelazione cristiana (Nunzio Bombaci)

Edoardo Massimilla, Presupposti e percorsi del comprendere esplicativo. Max Weber e i suoi interlocutori (Giovanni Morrone)

Nota di Anton Hügli, Edizione commentata dell’opera completa di Karl Jaspers (estate 2015)

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